Le innominabili

Mestruazioni e tabù

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Le “innominabili”, potremo chiamarle così. Perché indecenti, scandalose e sconvenienti? No. Per il semplice fatto di chiamarsi “mestruazioni”.

Perché – purtroppo – ancora oggi in tutto il mondo quella parola è trattata – per dirla in maniera ironica ma non troppo – alla stregua di termini come “bomba” pronunciata su un aereo al momento del decollo.

Non sono solo le parole però ad essere inquisite nel linguaggio comune del buon costume, ma gli stessi atti concreti – il fatto di avere il ciclo, banalmente – ad essere condannati.

Perché nel 2021 avere le mestruazioni non è considerato un percorso naturale ma un problema da nascondere nel bagno della propria casa, magari chiuso a chiave, a doppia mandata. In alcuni paesi del mondo, a partire dal Nepal, la donna mestruata viene vista come un’estranea, e per questo allontanata dalla vita sociale. Accade così nella religione ebraica e musulmana: in quel particolare periodo del mese la donna viene stigmatizzata come impura, perdendo la sua essenza, e riflettendo all’esterno la sua immagine di essere inferiore. O meglio, quella che gli altri – tutti gli altri – vogliono far passare. Una donna a metà, denudata della sua interezza, spezzata nel suo intimo. E non c’è pregiudizio che tenga né giustificazione che regga, perché dopo aver sdoganato l’aborto e il divorzio, i diritti delle donne subiscono una nuova ridicola frenata, condizionata da pregiudizi così antichi e bigotti da far stizzire le antesignane suffragette. Non importa andare tanto lontano e volare oltreoceano per capire come la condizione della donna nel periodo mestruale cambi radicalmente l’impatto sulla società, per non parlare delle dicerie che vi ruotano attorno, dallo zabaione che impazzisce alle piante che muoiono con un solo loro tocco.

Per questo, oggi, le donne di tutto il mondo chiedono che la loro condizione venga riconosciuta come normalità, consuetudine, ordine naturale. Noi di Vivicot diamo voce anche a loro. Al loro bisogno di semplice normalità. Al loro diritto di sentirsi donne nella più bella e pura completezza. Lo facciamo nella nostra comunicazione social, con post ironicamente audaci e sfacciatamente provocatori, che rompono quel muro di vergogna che almeno una volta nella vita un po’ tutte abbiamo provato. Lo facciamo per andare avanti, per saltare oltre i preconcetti e ripartire da nuove battaglie. Lo facciamo per fare di quella normalità la nostra vera bellezza.

Ciao a tutte, sono Chiara Elci, giornalista e scrittrice. Ma divido tra programmi in TV e il mio computer, dove sviscero i miei pensieri, sulla società e sul quotidiano.
Ho pubblicato il mio primo libro nel 2015: Il Papavero e la neve.